AVVERTENZE

 

Il 4 agosto 2016 scrivo la seconda versione di «Alfonso il biscazziere».

 

Questo racconto è un'opera di fantasia; contiene volgarità e violenza, pertanto è sconsigliato ai minori, nonché a persone infastidite da opere volgari o violente.

Questo racconto non vuole incoraggiare a seguire certi comportamenti.

 

 

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Alfonso il biscazziere (seconda versione) di Paolo Marzano è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.
Basato sull'opera presente nella seguente pagina: http://paolomarzano.altervista.org/Patamu/opere_Paolo/Alfonso/Alfonso1.html
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Alfonso il biscazziere

 

 

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Rapisardo e Ayako si trovano ad Andorra La Vella; un giorno decidono di comprare lettori MP3 per ascoltare musica. A dire il vero, il formato MP3 è solo uno dei tanti formati che vengono riprodotti, almeno se il lettore è fatto bene. Forse è più appropriato chiamarli lettori audio o riproduttori audio. Tra l'altro, alcuni lettori audio riproducono anche alcuni formati video, grazie a un apposito schermo.

Rapisardo e Ayako fanno visita in un negozio di elettronica, e là trovano vari lettori audio, alcuni dei quali muniti di schermo. La soddisfazione maggiore è notare che vari lettori hanno batterie intercambiabili.

Dopo aver visto i lettori, Rapisardo e Ayako parlano con il personale e comprano due riproduttori audio-video; uno per Rapisardo e l'altro per Ayako, in quanto Rapisardo e Ayako hanno gusti musicali diversi.

Tutti i commessi del negozio parlano catalano e castigliano, e alcuni parlano anche italiano. Dopo aver comprato i lettori, Rapisardo e Ayako si lamentano dei loro vecchi riproduttori audio, dicendo che i vecchi lettori hanno la batteria incorporata, di conseguenza non si può sostituire la batteria quando si scarica. Rapisardo parla del lettore audio che ha comprato a Roma, dicendo chiaramente: «Non capisco perché non mettono il vano batterie. Capisco che in questo modo la batteria sta sempre dentro, ma è impossibile sostituirla quando si scarica. OK, posso caricarla, ma se non ho l'alimentatore a portata di mano, cosa dovrei fare? Ho detto questa cosa a tanta gente, che mi ha fatto notare che in questo modo si evita di buttare batterie e si riduce l'inquinamento, allora io ho fatto notare che esistono le batterie ricaricabili. Tra l'altro, quanto ci mette una batteria a caricarsi? Se voglio ascoltare musica immediatamente, dovrei avere la possibilità di sostituire la batteria scarica con una carica, ed eventualmente caricare la batteria scarica mentre ascolto musica con l'altra batteria. Una volta ho detto questa cosa a un commesso di un negozio di Roma, che a sua volta mi ha risposto: “L'anima del commercio”, allora io rispondo: “L'anima de li mejo mortacci de sti stronzi che producono lettori audio a cazzo de cane”». Alcuni commessi del negozio di Andorra ascoltano con molto piacere, e alla fine ridono, facendo i complimenti a Rapisardo per la sincerità.

Dopo aver comprato e pagato, Rapisardo e Ayako vanno via, e visitano altri negozi, nonché musei e altri luoghi di interesse turistico, e ovviamente ne approfittano per fare fotografie.

Quando il soggiorno andorrano finisce, Rapisardo e Ayako prendono l'autobus per Barcellona, poi il treno per Valenzia, e durante il viaggio ascoltano musica.

A Valenzia, Rapisardo e Ayako incontrano un loro conoscente italiano, di nome Alfonso; gestisce una bisca, e varie volte ha fatto visita nel bar di Rafel. Alfonso è una pessima persona, almeno secondo il giudizio di Rapisardo; aveva un figlio di nome Marco, che frequentava la stessa scuola elementare di Rapisardo.

Prima di gestire la bisca, Alfonso lavorava in una fabbrica, ma è stato licenziato per riduzione del personale, o meglio, questo è il motivo ufficiale, mentre il motivo vero è che suo figlio Marco ha commesso alcuni crimini.

Alfonso ha cercato un lavoro legale, ma non riusciva a trovarlo, anche perché faceva pessime uscite quando sentiva certe domande ai colloqui di lavoro.

Grazie ad Alfonso, Marco ha passato un'infanzia pessima. Marco ha pagato le conseguenze delle sue azioni, mentre Alfonso ancora le sta pagando. Alfonso non perdeva occasioni per minacciare e insultare Marco; in più, spesso cercava pretesti per menarlo, fino a quando Marco ha imparato a difendersi.

Rapisardo sa cosa significa avere una pessima famiglia, di conseguenza capisce i problemi di Marco, mentre non prova alcuna compassione per Alfonso. In più, i problemi di Alfonso non giustificano certe sue uscite.

Come fa Rapisardo a conoscere così bene Alfonso? Abitavano nello stesso condominio.

Spesso Rapisardo sentiva le urla di Alfonso; sentiva frasi del tipo «Non voglio menarti» e «Non voglio incazzarmi». Ovviamente tali frasi non corrispondevano al vero. Quando Alfonso diceva di non voler menare Marco, forse lo diceva per stare a posto con la coscienza, ma mentiva spudoratamente, perché di fatto cercava un pretesto per menare Marco. Quando Alfonso diceva che non voleva incazzarsi, ovviamente non diceva la verità, perché chi non vuole incazzarsi non pretende di avere ragione; si adatta alle decisioni altrui evitando discussioni.

Alfonso ha insegnato a Marco la legge del più forte, nonché l'ipocrisia.

Per capire bene la situazione di Alfonso e Marco, bisogna conoscere alcuni episodi che si sono verificati a Roma, prima del cambio di residenza di Rapisardo.

Un giorno Marco vede una suora da sola per strada, allora la mena, poi sputa sul suo vestito; non ci sono testimoni, almeno all'inizio, poi arrivano due vigilanti, che dicono a Marco di smettere, ma lui rifiuta, allora i vigilanti chiamano la polizia, che arriva in cinque minuti. Mentre i vigilanti chiamano la polizia, Marco scappa, ma viene fermato da poliziotti che hanno notato corripondenza tra la sua faccia e le descrizioni dei vigilanti. I poliziotti trattengono Marco per interrogarlo, ma la suora decide di non querelare Marco, di conseguenza Marco viene rilasciato. Poiché le lesioni sono lievi, non sono perseguibili d'ufficio. La suora, per sembrare buona, dice che rinuncia alla querela perché vuole insegnare il perdóno, ma la verità è che vuole insabbiare la violenza fatta dalle suore contro i bambini. Se la suora querelasse, Marco potrebbe finire in prigione, ma anche varie suore finirebbero in prigione, perché Marco testimonierebbe la violenza di cui è stato vittima. In più, la testimonianza di Marco sarebbe una pessima pubblicità per le scuole cattoliche.

Marco aveva la tentazione di suicidarsi, come hanno fatto certi suoi ex compagni di classe, ma voleva che altri si sporcassero le mani.

Un giorno, Marco compra una pistola al mercato nero, poi va nella scuola elementare di cui è stato vittima; ci va in un giorno festivo, per non mettere in pericolo i bambini. Marco punta la pistola contro alcune suore, chiedendo dove sono le suore che l'hanno menato durante l'infanzia e dicendo i nomi delle suore. Una suora, mentendo, dice: «Ora chiamo le suore violente», ma di fatto chiama i carabinieri, anche se al telefono finge di assecondare la richiesta. I carabinieri intuiscono che c'è una situazione di pericolo che rende impossibile spiegare bene la situazione, ma facendo le domande giuste riescono a capire che c'è un'unica persona armata contro tante persone disarmate.

I carabinieri arrivano in cinque minuti. Marco, vedendo i carabinieri, prende una suora in modo da impedirle di scappare, poi punta la pistola contro la stessa suora. I carabinieri dicono a Marco di mettere l'arma a terra, ma tale ordine non viene eseguito. Marco spara contro la suora e la uccide, allora i carabinieri sparano contro Marco, ferendolo gravemente.

Marco muore all'ospedale nello stesso giorno.

Alfonso ancora soffre per la morte di Marco, ma Rapisardo non crede alle parole di Alfonso, né prova compassione, infatti dice chiaramente: «L'hai voluto tu», allora Alfonso dice: «Non voglio incazzarmi, quindi falla finita!», e Rapisardo risponde: «Se non vuoi incazzarti, sei tu che devi farla finita, non io», allora Alfonso cerca di menare Rapisardo, ma Rapisardo e Ayako menano Alfonso a loro volta, provocando segni visibili in varie parti del corpo. A un certo punto, Alfonso cade a terra; forse sta fingendo, ma Rapisardo e Ayako non vogliono infierire, di conseguenza vanno via, ma denunciano Alfonso per la gestione della bisca.

La polizia spagnola visita la bisca di Alfonso; nello stesso giorno, i magistrati spediscono una lettera in cui ordinano ad Alfonso di presentarsi in tribunale.

Durante il processo, vengono fuori un po' di affari sporchi, perché tanta gente aveva conti in sospeso con Alfonso, di conseguenza testimonia contro di lui.

Questa storia è molto drammatica, ma c'è un lato positivo: tanta gente capirà le conseguenze della violenza subìta durante l'infanzia, di conseguenza cercherà di educare i bambini in modo pacifico. Se qualcuno non conosce modi non violenti per educare i bambini, nessuno lo obbliga ad avere figli né a lavorare in ambienti frequentati da bambini.

Una volta Alfonso ha detto a Rapisardo che avere figli è una grande soddisfazione. Rapisardo, che non è egoista come Alfonso, rinuncia a tale soddisfazione, in quanto sa che altrimenti potrebbe dare pessimi esempi.

 

 

 

 

 
 

NOTE FINALI

Ho scritto questo racconto ispirandomi a testimonianze di ex studenti di scuole cattoliche.

Dopo aver scritto la prima versione di «Alfonso il biscazziere», ho scritto «Marco salutava sempre».

Nel mio blog ho scritto un articolo sulle scuole cattoliche, oltre ad altri articoli interessanti.

 

Paolo Marzano

4 agosto 2016

 

 

 

 

 

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