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AVVERTENZE

 

Questo racconto è un'opera di fantasia; in parte si ispira a storie vere, ma non descrive una storia vera, né vuole incoraggiare a seguire certi comportamenti.

Questo racconto contiene volgarità e violenza. Una parte è un po' «piccante», anche se non è descritta nei dettagli.

Il 28 marzo 2016 scrivo la quinta versione, che ha piccole differenze rispetto alle versioni precedenti.

Ogni volta che finisco una versione, mi viene in mente qualcosa da aggiungere.

Tutte le versioni del racconto sono state depositate su Patamù. In ogni caso, la legge tutela il diritto d'autore indipendentemente dal deposito dell'opera. Il deposito dell'opera serve come prova in caso di processo.

 

 

numero deposito Patamù: 39574

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ALCUNI DIRITTI RISERVATI

CC BY-NC-SA 4.0

 

È consentito pubblicare quest'opera ovunque alle seguenti condizioni:

—obbligo di attribuzione (valido per tutte le licenze Creative Commons)

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In caso di dubbi, potete contattarmi per posta elettronica o per commento nel libro degli ospiti del mio sito.

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In caso di discrepanza tra la licenza Creative Commons e il presente testo, prevale il presente testo.

 

La creazione di opere derivate è consentita e incoraggiata, a condizione che non ci sia lucro e che ci sia scritto che la versione originale è di Paolo Marzano. Ovviamente ognuno può prendersi il merito dell'opera derivata, specificando qual è l'opera originale, e ovviamente ogni opera derivata dovrà essere distribuita con la stessa licenza Creative Commons dell'opera originale.

In caso di pubblicazione in Internet della presente opera o di eventuali opere derivate, è gradito un collegamento al sito ufficiale dell'autore dell'opera originale.

Chi volesse andare oltre i limiti imposti dalla licenza, deve chiedere l'autorizzazione all'autore, che può concederla o negarla.

Chi vìola la licenza senza l'autorizzazione dell'autore, lo fa a proprio rischio e pericolo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 

 

 

 

 

INTRODUZIONE

 

Il 12 marzo ho scritto la prima versione, che mi piaceva, ma sentivo che era incompleta; sentivo il bisogno di aggiungere qualcosa.

Ogni volta che scrivevo una versione, la iniziavo e la finivo nello stesso giorno, ma poi sentivo che c'era qualcosa da aggiungere. Il paradosso, se vogliamo chiamarlo così, è che almeno per ora non ho intenzione di aggiungere altri capitoli, perché secondo me la storia è conclusa. So che alcuni lettori possono essere in disaccordo con me, e so cosa si prova dopo la lettura di una storia incompleta; per questo motivo, concedo a chiunque di scrivere capitoli successivi, nonché versioni alternative del racconto.

Esistono sei (6) licenze Creative Commons; io ho applicato una delle più restrittive, che comunque concede un'ampia libertà.

Perché vieto di lucrare sulle mie opere? Se qualcuno vuole lucrare sulle mie opere o su eventuali opere derivate, anch'io vorrei guadagnarci qualcosa; mi sembra il minimo; per questo motivo voglio dare ai miei lettori la possibilità di contattarmi.

Se invece volete pubblicare il racconto «Rapisardo il trucido» senza lucro, non c'è bisogno di alcuna autorizzazione, perché io ho già autorizzato la pubblicazione quando ho applicato la licenza Creative Commons. In ogni caso, vi invito a scrivermi, così potrò conoscere le vostre opinioni sulla mia opera, e potrò conoscere anche le opere derivate.

Diversamente da come ho fatto nella quarta versione, questa volta ho scritto un'introduzione più corta. Alcune informazioni si trovano nella sezione delle note finali, perché secondo me potevano rovinare la sorpresa.

Tanta gente odia le rivelazioni anticipate, o lo spoiler se vogliamo usare un anglicismo.

L'esperienza mi suggerisce che è difficile scrivere opere senza errori, pertanto ringrazio chi mi fa notare errori di battitura, nonché discrepanze tra una parte e un'altra del racconto.

 

 

 

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Licenza Creative Commons
Rapisardo il trucido di Paolo Marzano è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso: http://paolomarzano.altervista.org/libro_ospiti.html

In alternativa, è possibile contattare Paolo Marzano ai seguenti indirizzi:

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Rapisardo il trucido

 

Rapisardo Calogero viveva a Roma, ed era altamente schifato dalla città in cui viveva; voleva cambiare residenza il più presto possibile. Tanta gente non capiva qual era il nome e qual era il cognome. A scanso di equivoci, Rapisardo era il nome, mentre Calogero era il cognome.

Rapisardo aveva passato un'infanzia turbolenta, e questo spiega certi suoi modi rozzi; con quello che ha passato, forse è andata anche troppo bene. Certe volte Rapisardo aveva istinti omicidi, e l'autocontrollo era l'unica cosa che lo tratteneva.

Rapisardo diceva tante parolacce, e certe volte bestemmiava. Avendo fatto le elementari in una scuola cattolica, Rapisardo odiava la Chiesa cattolica. La fortuna di Rapisardo, e anche la fortuna delle suore, è che Rapisardo non ha più incontrato le suore di cui è stato vittima, altrimenti avrebbe restituito la violenza con gli interessi. Le suore menavano gli studenti, e forse Rapisardo veniva menato più di altri, perché era un po' alternativo. In più, ogni giorno, gli studenti dovevano sopportare le preghiere, prima e dopo la lezione, e dovevano sopportare anche l'ipocrisia delle suore che predicavano la nonviolenza. C'erano anche suore buone, forse per fare il gioco del poliziotto buono e del poliziotto cattivo.

Tra l'altro, quella scuola costava un po' di soldi, anche se Rapisardo non sa quanti soldi e preferisce non saperlo. In più, spesso le suore imponevano acquisti da parte degli studenti, con i soldi delle loro famiglie ovviamente. A lungo termine, gli acquisti forzati hanno portato Rapisardo a spendere i soldi della propria famiglia in modi che la famiglia Calogero disapprovava.

Arrivato alle medie, Rapisardo conosceva solo la legge del più forte, legge insegnata anche dalla famiglia Calogero. Come avrete capito, i professori delle medie hanno avuto un po' di problemi con Rapisardo Calogero, ovviamente non a causa dello stesso Rapisardo, bensì a causa della sua famiglia, che non ha avuto la capacità di fare un semplice ragionamento logico: chi subisce violenza, impara a fare violenza contro gli altri.

Se qualcuno non è in grado di fare un semplice ragionamento logico, può fare una semplice ricerca in Internet, oppure può consultare psicologi per ottenere informazioni in merito alle conseguenze della violenza subìta durante l'infanzia.

Rapisardo menava i compagni di scuola per tanti motivi, anche futili, e spesso sfidava l'autorità dei professori; tante volte è finito in presidenza e varie volte ha ricevuto provvedimenti disciplinari, tra cui sospensioni. Tali provvedimenti hanno avuto la loro utilità, ma fino a un certo punto. Alla fine Rapisardo è uscito dalla scuola con la licenza media con il minimo dei voti; un fenomeno che spesso viene chiamato «reparto calci in culo», cioè, «lo mandiamo via per non doverlo sopportare ulteriormente».

Nella scuola superiore, Rapisardo conosce altri studenti trucidi come lui, e aggiunge nuove espressioni al suo vocabolario; varie volte manda certi professori «a quel paese», e forse certe volte aveva ragione, perché certi professori pretendono rispetto senza darlo. L'esempio è molto importante. Nessuno pretende un rapporto alla pari tra professori e studenti, ma chi comanda deve dare l'esempio a chi esegue. Ho detto «nessuno»? OK, forse alcuni pretendono un rapporto alla pari, ma io no, anche se non capisco perché tanti professori danno del tu agli studenti se poi pretendono che gli studenti diano del lei ai professori.

Tra l'altro, certi professori fanno i fiscali per un minuto di ritardo, ma poi si incazzano quando gli studenti si lamentano del ritardo dei professori. Una volta una professoressa è arrivata in ritardo, come suo solito, allora Rapisardo dice: «Sempre in ritardo, eh?», e la professoressa risponde: «La prossima volta che dici così, scriverò una nota sul registro». Rapisardo manda la professoressa «a quel paese», allora la professoressa scrive una nota sul registro e informa il preside. Il giorno successivo si riunisce il consiglio di classe, che ammonisce Rapisardo; l'unica cosa che evita la sospensione è l'attenuante della provocazione, in quanto la professoressa è stata prepotente.

Un giorno, un professore usa il telefono in classe, giustificandosi dicendo che ci sono affari urgenti. Rapisardo, sentendosi autorizzato a usare il telefono a sua volta, chiama alcuni suoi amici di cui non aveva notizie da un po'; il professore lo richiama; Rapisardo manda il professore «a quel paese», allora il professore comunica la notizia al preside, che a sua volta riunisce il consiglio di classe per il giorno successivo. Il consiglio di classe, con voto favorevole del professore e del preside, sospende Rapisardo, ma non prende alcun provvedimento contro il professore, allora Rapisardo incendia l'automobile del preside, e questo porta il consiglio di classe a espellere Rapisardo e a pretendere che la famiglia Calogero risarcisca il danno.

Ovviamente Rapisardo deve discutere molto con la sua famiglia, ma nessun familiare ha il coraggio di menarlo; non più, perché Rapisardo ha imparato a difendersi.

Mentre l'educazione insegnata con le buone maniere dura a vita, l'«educazione» insegnata con la violenza funziona fino a quando la persona «educata» in questo modo impara a difendersi dalla violenza.

Dopo l'espulsione dalla scuola, Rapisardo svolge vari lavori, tra cui: cameriere, barista, operaio nelle fabbriche e nei cantieri, eccetera. Tutti questi lavori durano poco, per motivi facilmente intuibili.

Nel tempo libero, Rapisardo fa tante cose, tra cui studiare per fatti propri le materie che altrimenti avrebbe studiato per obbligo. Rapisardo sarà anche una pessima persona, ma è molto intelligente, infatti capisce che la cultura aiuta; tra l'altro, può scegliere quali materie studiare e quando studiarle; la sua famiglia ha tanti difetti, ma lo aiuta nei suoi studi autonomi, finanziando l'acquisto dei libri necessari.

Nel periodo in cui lavora come cameriere in un ristorante, Rapisardo dice tante parolacce; nessun problema se le dice in cucina, mentre è un problema se le dice in sala, soprattutto in presenza di bambini, che in questo modo potrebbero imparare a loro volta a esprimersi in modo volgare. Rapisardo riceve vari richiami dal direttore di sala e anche dal direttore del ristorante; un giorno discute animatamente con un cliente convinto di avere ragione. Per caso avete sentito dire che il cliente ha sempre ragione? Il cliente ha ragione finché il venditore non dimostra il contrario, e spesso il venditore dimostra che le lamentele del cliente sono infondate. Quella volta il cliente aveva messo a dura prova la pazienza del personale, ma Rapisardo ha leggermente esagerato con le reazioni; ha mandato il cliente «a quel paese», di conseguenza il direttore lo licenzia in tronco, poi si scusa con il cliente, anche se altri clienti intervengono dicendo che quel cliente era cafone e che forse era eccessivo licenziare quel cameriere.

Cosa ha fatto il cliente? Mentre aspettava il piatto, fumava, anche se c'era scritto «vietato fumare». Rapisardo fa notare la violazione al direttore di sala, che a sua volta dice a Rapisardo di sopportare, salvo lamentele da parte di altri clienti. Rapisardo sopporta fino a un certo punto. Qual è la goccia che fa traboccare il vaso? Il cliente si lamenta dicendo che la minestra ha pochi fagioli, allora chiede più fagioli. Rapisardo porta il piatto di minestra in cucina, poi lo porta al cliente con i fagioli richiesti, allora il cliente si lamenta dicendo che c'è poca pasta; sembra quasi un modo per mangiare due porzioni di minestra al prezzo di una; è questo che ha portato Rapisardo a reagire in quel modo.

Quando il direttore del ristorante licenzia Rapisardo, Rapisardo risponde che va bene così, dicendo: «Almeno non dovrò più lavorare in questo ristorante di merda».

Perché il direttore aveva assunto proprio Rapisardo tra i suoi camerieri? Per il semplice motivo che aveva urgente bisogno di camerieri, in quanto era un periodo di alta stagione, con un alto numero di clienti. Forse si sono presentati pochi camerieri, allora il direttore ha preferito non fare lo schizzinoso. Il contratto era a tempo determinato, ma era rimasto ancora tanto tempo da lavorare.

Rapisardo trova un lavoro come barista, ma viene licenziato il primo giorno, perché bestemmia quando un bicchiere cade a terra e si rompe.

Rapisardo lavora in vari cantieri e in varie fabbriche, ma viene licenziato perché pretende l'equipaggiamento di sicurezza, e rifiuta di lavorare senza tale equipaggiamento. Come dare torto a Rapisardo? Ogni volta Rapisardo denuncia il fatto alle autorità competenti, ma non emerge alcuna violazione, perché gli stabilimenti chiudono nello stesso giorno in cui Rapisardo viene licenziato, anche se poi gli stessi direttori aprono altri stabilimenti con altri nomi facendo le stesse cose di prima. Ovviamente Rapisardo non perde un'occasione per insultare un capo che lo licenzia per il suo rifiuto di lavorare.

Quando Rapisardo non riesce a trovare un lavoro, fa lezioni private per studenti di scuole superiori; fa lezioni di tutte le materie che conosce, tra cui: matematica, fisica, chimica e anche italiano, storia e geografia. Rapisardo non è il massimo delle buone maniere, ma ha una grande cultura e anche una grande intelligenza.

Tra gli studenti che ricevono lezioni private da Rapisardo, alcuni si iscrivono all'università dopo il diploma di scuola superiore, allora lui compra i libri per studiare le stesse materie dei suoi studenti; quando non capisce qualcosa, cerca informazioni in Internet, oppure si fa spiegare tutto dagli studenti più «anziani». Rapisardo acquisisce ottime conoscenze di fisica e matematica, grazie alle quali ha la possibilità di fare lezioni private anche per studenti universitari. Rapisardo continua a esprimersi in modo volgare, ma con gli studenti non è un problema, perché anche molti di loro si esprimono così. La volgarità, come ogni altra cosa, dovrebbe essere usata in ambienti appropriati.

Con le lezioni private, Rapisardo guadagna un po' di soldi, anche se non abbastanza per cambiare residenza.

Rapisardo è schifato dalla sua famiglia e anche da Roma; bestemmia ogni volta che deve aspettare troppo per l'autobus; anche se viaggia con una regolare tessera, spesso ha la tentazione di menare i controllori; l'autocontrollo è l'unica cosa che lo trattiene.

Un giorno, Rapisardo va in un bar come cliente; non nello stesso bar in cui lavorava, ma un altro, e quel giorno incontra una sua ex collega che sta servendo al bancone. L'ex collega di Rapisardo si chiama Agnese, ed è gentile finché non viene provocata. Agnese, anche se non giustifica la bestemmia detta da Rapisardo nell'altro bar, capisce le ragioni di tale bestemmia, allora, cercando di essere gentile, dice: «Chiedimi qualunque cosa! Se sarà possibile, esaudirò ogni tua richiesta con molto piacere». Rapisardo, sfacciato come suo solito, forse approfittando dell'assenza di testimoni, dice: «Annamo a scopà?», allora Agnese dice: «Hai interpretato le mie parole troppo alla lettera. Quando dicevo che puoi chiedermi tutto, non intendevo proprio tutto», allora Rapisardo chiede un cornetto vegano e un cappuccino con latte d'avena. Agnese risponde che non c'è latte d'avena ma c'è latte di soia, mentre il latte d'avena sarà disponibile nei giorni successivi. Rapisardo accetta e paga, poi mangia e beve con molto piacere. Dopo aver mangiato e bevuto, Rapisardo rutta, poi va via.

All'uscita dal bar, Rapisardo vede una donna matura ma attraente, allora dice: «T'hanno detto che sei bbona?», allora la donna risponde: «Ti consiglio di non farmi certi complimenti. Mio marito è geloso ed è grosso come un armadio», allora Rapisardo risponde: «Più sò grossi, più fanno rumore quanno cadono». Il marito sente tutto e invita Rapisardo a smettere. Per rendere il racconto più fluido, specifico che la donna matura si chiama Tecla, mentre il marito si chiama Alvaro, anche se Rapisardo ancora non lo sa. Rapisardo, nonostante l'invito a smettere, continua a fare complimenti a Tecla, poi la invita a uscire insieme a Rapisardo. Alvaro ribadisce l'invito, questa volta toccando Rapisardo, anche se non in zone intime, allora Rapisardo invita Alvaro a non toccare. Alvaro, nonostante l'invito, continua a toccare, dicendo che è Rapisardo a dover andare via. Rapisardo dice: «Io resto qua, perché è un luogo pubblico», poi con le proprie mani allontana le mani di Alvaro. A questo punto, Alvaro perde la pazienza e dà un cazzotto a Rapisardo. Ovviamente Rapisardo risponde con altri cazzotti, e anche con calci. La barista Agnese vede tutto; non fa in tempo a chiamare le forze dell'ordine, perché alcuni poliziotti fuori servizio intervengono e chiedono cos'è successo. I poliziotti redigono il verbale, poi invitano ognuno ad andare a casa propria, avvisando Alvaro e Rapisardo che potrebbe esserci un processo. L'invito dei poliziotti viene accettato senza discussioni. Dopo alcuni giorni, arriva la notizia dell'archiviazione, con la motivazione che la rissa è durata poco e nessuno si è fatto male eccessivamente.

Dopo l'archiviazione della rissa, Rapisardo scrive articoli in Internet, e varie volte riceve querele per diffamazione, che si concludono a loro volta con l'archiviazione. Nonostante l'archiviazione, Rapisardo capisce che forse è il caso di moderare i termini. Va bene la volgarità, ma non va bene insultare gli altri. Come dicevo prima, Rapisardo è molto intelligente; anche se è di coccio, capisce che non è il caso di provocare, perché un giorno potrebbe finire male.

Un giorno, Rapisardo riceve una videocamera come regalo per il compleanno, e lui la usa per fare filmati che poi mette in vari siti Internet; parla di argomenti molto diversi tra loro; usa tanta volgarità, e certe volte scureggia; forse proprio per questo motivo riceve un grande numero di visite. Quando tanta gente si iscrive ai canali di Rapisardo, i canali vengono monetizzati, di conseguenza Rapisardo guadagna un po' di soldi, con cui finalmente può cambiare residenza.

Rapisardo va a vivere a Valenzia, in Spagna, e là si trova bene, perché c'è un ottimo trasporto pubblico e ci sono anche biciclette comunali, che possono essere usate con un'apposita tessera che viene rilasciata a pagamento nelle stazioni per biciclette.

Rapisardo conosce bene lo spagnolo e anche altre lingue, grazie ai suoi studi autonomi.

Un giorno, Rapisardo fa visita in una casa di tolleranza, e là conosce una prostituta giapponese di nome Ayako; ci si trova bene, infatti dopo il servizio fa i complimenti ad Ayako, e torna da lei nei giorni successivi. Un giorno Rapisardo si innamora di Ayako, e glielo dice dopo il servizio, allora Ayako dice di essere innamorata a sua volta di Rapisardo. Rapisardo propone ad Ayako di vivere con lui; Ayako accetta; prima abitava nella casa di tolleranza; ora abita a casa di Rapisardo, e va nella casa di tolleranza solo per lavorare. Rapisardo e Ayako sono un'ottima coppia aperta. In più, Ayako migliora molto il carattere di Rapisardo, cosa che nessun altro era riuscito a fare.

Ovviamente Rapisardo continua a fare lezioni private, ma il lavoro di Ayako rappresenta un'ulteriore entrata.

Rapisardo segue un corso di giapponese, e chiede spiegazioni ad Ayako ogni volta che qualcosa non è chiaro. Ayako segue un corso di italiano, e chiede spiegazioni a Rapisardo ogni volta che qualcosa non è chiaro.

Rapisardo segue anche corsi di yoga, utili per espellere l'energia negativa.

Rapisardo è tra i migliori studenti, in tutti i corsi che segue; è difficile credere che è stato espulso dalla scuola superiore e anche da certi corsi extrascolastici.

Ancora non ho detto che Rapisardo a Roma aveva seguito corsi di arti marziali, e una volta è stato espulso a causa delle sue frequenti lamentele sui nuovi istruttori; ovviamente tali lamentele erano accompagnate da parolacce e insulti. I nuovi istruttori spiegavano in modo diverso rispetto agli istruttori con cui Rapisardo aveva iniziato il corso, e anche certe tecniche erano diverse. Rapisardo faceva notare le differenze a ogni nuovo arrivato, facendo notare anche i disagi dovuti a tali differenze. In più, una volta Rapisardo ha mandato «a quel paese» Domitilla, l'impiegata della cassa. Per quale motivo? Rapisardo aveva perso i contatti con una ragazza a cui era interessato; quando Domitilla viene a saperlo, dice: «Vuoi il suo numero?», e Rapisardo risponde: «Mi piacerebbe», allora Domitilla dice: «Non posso dartelo». Rapisardo, sentendosi burlato, risponde: «Vaffanculo»; non urla, ma tale espressione si sente in una sala vicina. Tale espressione non è stata sufficiente per l'espulsione, in quanto c'è stata provocazione, infatti Domitilla fa silenzio.

Chiusa questa parentesi, torniamo a parlare di Rapisardo e Ayako.

Rapisardo e Ayako vanno in vacanza nelle località con meno richiesta; in più, alloggiano a Benidorm nei periodi di bassa stagione. Con tutti i soldi che hanno, Rapisardo e Ayako possono vivere dove vogliono. In più, il lavoro di Ayako è molto richiesto in tante località.

I soldi non risolvono tutti i problemi, ma ne risolvono alcuni.

Anche i ricchi possono avere tanti problemi, ma Rapisardo e Ayako vivono bene, ovviamente non solo grazie ai soldi; certe volte fanno vacanze costose, ma altre volte usano i propri soldi per aiutare chi ne ha bisogno, e in questo modo conoscono tanta gente, facendo anche nuove amicizie.

Ayako non vuole tornare in Giappone, e Rapisardo non vuole tornare in Italia, neanche per soggiorni brevi; ogni tanto visitano altri Stati per turismo, ma escludono l'Italia e il Giappone.

Rapisardo e Ayako spesso visitano città piccole, soprattutto quando ci sono eventi particolari; raramente pèrdono occasioni per assistere a feste di paese.

Rapisardo e Ayako non vogliono sposarsi e non vogliono figli; stanno bene così, come coppia di fatto.

 

 

 

 

 

 

 
 

Scritto il 28 marzo 2016 da Paolo Marzano

La quarta versione è del 26 marzo 2016

La terza versione è del 17 marzo 2016

La seconda versione è del 13 marzo 2016

La prima versione è del 12 marzo 2016

 

 

NOTE FINALI

Almeno per ora non penso di scrivere ulteriori capitoli, anche se sto pensando di scrivere un racconto in cui Rapisardo è presente come personaggio secondario.

Come ho detto nelle versioni precedenti, ognuno è libero di scrivere capitoli successivi nonché versioni alternative di «Rapisardo il trucido», in quanto questo racconto viene rilasciato con licenza Creative Commons con possibilità di opere derivate, a condizione che non ci sia lucro e che eventuali opere derivate vengano distribuite con la stessa licenza. Ulteriori informazioni sono presenti nella pagina delle avvertenze, che informa sui diritti d'autore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Se il racconto vi è piaciuto, vi invito a iscrivervi a Smalfiland.

http://www.smalfiplanet.com/lp/bid.aspx?lang=it&pid=5cc93a8e-494a-4c0e-8321-a14207d8185d

 

Nella pagina indicata, troverete le informazioni necessarie per iscrivervi a Smalfiland agganciandovi a me. Smalfiland è una rete sociale, ma diversamente da Facebook, dà una parte dei propri guadagni agli utenti. In più, se altri utenti si agganciano a voi, i vostri guadagni cresceranno.

 

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Approfitto di questa sezione per dire alcune cose che ho preferito non scrivere nell'introduzione.

Se state leggendo la sezione delle note finali, penso che abbiate già letto il racconto; in caso contrario, vi consiglio di rinviare la lettura di questa sezione.

Ho scritto questo racconto ispirandomi in parte al mio carattere e in parte al carattere che mi piacerebbe avere certe volte.

Mi piacciono i personaggi trucidi, infatti mi piace Tomas Milian quando interpreta Nico Giraldi e anche Santiago Segura quando interpreta José Luis Torrente.

Mi piace la volgarità, infatti anch'io la uso spesso.

Mi piace la violenza se viene fatta contro i cattivi.

Certe volte parlo in prima persona, perché mi piace dire le mie opinioni, che possono essere condivise o non condivise dai lettori.

Come ho scelto il nome Rapisardo? Ho visto quel nome tanto tempo fa in un bigliettino di una campagna elettorale. Quel nome mi piace, anche perché mi piacciono i nomi rari. Tra l'altro, dopo aver scritto il racconto, ho saputo che il nome Rapisardo è simile alla parola inglese «rapist», che significa «stupratore».

 

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