Colloquio di lavoro con velo in testa

Oggi ho letto una notizia su un giornale; una notizia che mi piace, in quanto mi fa capire che almeno in certi àmbiti, l’Italia appartiene agli italiani: una marocchina è stata rifiutata da un albergo italiano, non per la sua nazionalità, ma per il suo abbigliamento; si era presentata al colloquio di lavoro con un velo in testa. Ottima notizia! Mi avrebbe irritato il contrario, in quanto mi risulta che gli italiani vengono rifiutati per molto meno.

Il velo in testa viene accettato in Italia, ma non per i colloqui di lavoro
Immagine presa da Wikipedia<br />Questa immagine non è riferita all’episodio raccontato nell’articolo; serve solo a far capire come è fatto il velo citato nell’articolo.

Ammiro l’albergo che ha rifiutato la marocchina; un albergo tutt’altro che razzista; se i dirigenti dell’albergo fossero razzisti, avrebbero rifiutato la marocchina a prescindere dall’abbigliamento.

Poco fa ho letto un articolo su un fatto analogo; si vede chiaramente che quel giornale è razzista verso gli italiani.

Mi piacerebbe sapere come si comportano i datori di lavoro dei paesi islamici. Io non avrei niente contro il velo in sé, ma se un albergo ha una regola, mi sembra giusto rispettarla. Mi piacerebbe sapere se l’albergo avrebbe accettato la marocchina con velo in testa come cliente; se la risposta è sì, l’albergo mi sembra anche molto permissivo.

Tanto per chiarire, io non sono uno dei tanti italiani che difendono il crocifisso negli edifici pubblici, né uno dei tanti italiani che condannano l’esposizione di simboli religiosi a prescindere, ma di entrambi i gruppi parlerò in altri articoli.

 

Pubblicato da Paolo Marzano

Sono nato a Roma, dove ancora abito. Con l'eccezione dell'Erasmus e di altri soggiorni all'estero, non ho mai abitato fuori Roma. Nel 2010 ero candidato alla Regione Lazio; nel 2013 ero candidato al Comune di Roma. Ho studiato fisica a Tor Vergata. Ho un'ottima conoscenza della lingua spagnola; mi piacerebbe conoscere tante lingue. Frequento varie reti sociali, tra cui Diaspora.

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