Il 4 agosto 2016 scrivo la seconda versione di «Marco salutava sempre». Nello stesso giorno ho scritto la seconda versione di «Alfonso il biscazziere».

La prima versione di «Marco salutava sempre» aveva alcune contraddizioni, di conseguenza ho deciso di fare alcune modifiche, sperando che siano gradite ai lettori.

AVVERTENZE

Il racconto «Marco salutava sempre» è un'opera di fantasia. Questo racconto contiene volgarità e violenza, pertanto è sconsigliato ai minori e a chi vuole evitare opere volgari o violente.  Quest'opera non vuole incoraggiare certi comportamenti.

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Marco salutava sempre (seconda versione) di Paolo Marzano è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.
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Marco salutava sempre

 

 

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Sono Rapisardo Calogero. Ultimamente i miei video in Internet hanno ottenuto un grande numero di visualizzazioni, di conseguenza mi fanno guadagnare un po' di soldi. Presto potrò cambiare residenza e mandare la mia famiglia a fanculo. Roma mi fa schifo; forse altre città sono peggio, ma almeno hanno un trasporto pubblico che funziona bene.

Non posso fare a meno di pensare a Marco, che ha frequentato la stessa scuola elementare in cui stavo io. Marco abitava nello stesso condominio in cui abito io, di conseguenza ci conoscevamo bene. Ultimamente ho ricevuto pessime notizie su altri ex studenti della scuola di merda frequentata da me e Marco; alcuni si sono suicidati, forse perché non riuscivano a sopportare il ricordo di quella scuola, o forse perché temevano di fare male agli altri, come hanno fatto alcuni, che hanno scelto carriere criminali. Alcuni miei ex compagni di scuola stanno in galera per spaccio di droga e altri per rapina o per omicidio, mentre altri ancora sono latitanti. Dalle scuole cattoliche esce la maggiore percentuale di criminali, perché le scuole cattoliche insegnano la legge del più forte. In quella scuola, le suore di merda ci menavano per i motivi più futili, ammesso che esistano buoni motivi per menare i bambini. La cosa che mi fa più schifo è che quelle suore schifose predicavano la nonviolenza; in questo modo, oltre alla legge del più forte ci insegnavano l'ipocrisia.

Non riesco a dare torto a Marco per quando ha sparato contro la suora; ancora non riesco a credere che è morto; nei prossimi giorni ci sarà il suo funerale; spero solo che non si faccia in chiesa, ma ci credo poco, anche se la sua famiglia mi è sembrata tutt'altro che cattolica.

Anni fa ho conosciuto i genitori di Marco: Alfonso e Carmela; non provo alcuna compassione per loro, perché loro hanno fatto di tutto per farsi odiare da Marco. Certe volte incontro Alfonso e Carmela quando entro o esco da casa, ma preferisco non parlarci più del necessario.

Alfonso lavora in una fabbrica, e potrebbe perdere il lavoro a causa delle ultime azioni di Marco.

Alcuni giornali dicono cosa ha fatto Marco ultimamente; nessuno se lo aspettava, perché Marco sembrava tranquillo. I vicini di casa, quando venivano intervistati dai giornalisti, dicevano che Marco salutava sempre.

Io conosco Alfonso; spesso insultava e minacciava Marco; una volta lo menava, poi ha smesso quando ha capito che Marco aveva imparato a difendersi. Certe volte Alfonso diceva ipocritamente che non voleva incazzarsi o che non voleva menare Marco. Ricordo un aneddoto di Marco: una volta Alfonso ha detto ipocritamente: «Non voglio menarti»; Marco, pensando di avere via libera, ha continuato a fare ciò che stava facendo; a un certo punto, Alfonso lo mena. Cosa stava facendo Marco? Neanche lui lo ricordava. Come possiamo ricordare i nostri errori se non ci vengono spiegati nel modo giusto? Se qualcuno ci mena per qualcosa che facciamo, ricordiamo la violenza subìta; difficilmente ricordiamo il resto. La storia che ho raccontato è di tanto tempo fa; Marco era bambino, di conseguenza non poteva capire certe cose, o forse poteva capirle se fossero state spiegate pazientemente.

Quando Alfonso faceva le prepotenze a Marco, certe volte Carmela rivolgendosi a Marco diceva: «Perché fai così?», e Alfonso rispondeva: «Perché è stronzo». Quando Alfonso diceva così, ovviamente proiettava i propri difetti su Marco.

Poiché abito nello stesso condominio di Marco, spesso sentivo le urla di Alfonso; certe volte sentivo frasi del tipo «Mo te dò na bottiata». Ho perso il conto di quante volte Alfonso ha minacciato di dare bottigliate a Marco. Per quello che so, le bottigliate sono rimaste semplici parole, ma la minaccia è comunque qualcosa che lascia il segno; non a caso, la minaccia è vietata per legge. Una volta Marco aveva la tentazione di querelare Alfonso, poi ha saputo che le querele non vengono portate avanti dalle forze dell'ordine se vengono fatte tra persone che vivono insieme, fatta eccezione per le querele per lesioni.

Ricordo certi discorsi del cazzo fatti da Alfonso. Certe volte Alfonso giustifica le sue azioni di merda dicendo che è nato senza piedi, di conseguenza alcuni suoi coetanei lo chiamavano «Senza Piedi». Successivamente, Alfonso ha ricevuto protesi, e da allora veniva chiamato «Piedi di Metallo». Alfonso era infastidito da tali soprannomi, e questo lo portava a reagire male in tante occasioni.

 

Qual è la differenza tra i problemi di Alfonso e i problemi di Marco? Mentre i problemi di Alfonso NON sono stati causati da Marco, i problemi di Marco in parte sono stati causati da Alfonso. In più, è passato tanto tempo dall'ultima volta che Alfonso è stato chiamato «Piedi di Metallo», pertanto aveva la possibilità e il dovere di liberarsi della sua energia negativa; poteva andare da uno psicologo e poteva seguire corsi di rilassamento.

 

Ora assisto al funerale di Marco, che si svolge in una chiesa; non l'avrei mai detto (battuta ironica).

Mi rompo i coglioni a sentire le preghiere; ho tanta voglia di bestemmiare; non lo faccio, non per rispetto verso eventuali cattolici presenti, bensì per rispetto verso Marco. Se interrompo la cerimonia, chi onorerà Marco? Qualcuno dirà: «Peso el tacón del buso», nel senso che un funerale cattolico è peggio dell'assenza di funerale; può darsi, ma almeno apprezzo l'impegno che c'è dietro, anche se Marco odiava la Chiesa cattolica, come la odio io.

Al funerale sono presenti parenti e soprattutto amici di Marco; mi fa piacere, ma sono presenti anche alcune suore, e questa cosa mi fa schifo. Ho difficoltà a riconoscere le facce. Se dovessi incontrare le suore di merda che mi hanno torturato tanto tempo fa, restituirei la violenza con gli interessi. Tra l'altro, le suore mi hanno insegnato a pretendere con la forza le cose che non mi vengono date. Una volta c'era lezione di educazione fisica, una materia che mi piaceva, perché veniva insegnata da un professore esterno. Il problema è che quel giorno non volevo fare ciò che diceva il professore. Quando il professore mi manda fuori, io esco con molto piacere. In classe incontro la suora che insegnava la maggior parte delle materie; quando mi vede, mi chiede perché sto là; dico la verità, dicendo che il professore ci aveva chiesto di fare una certa posizione; la suora chiede qual è la posizione, allora io lo dico, e la suora mi impone di farla. Grazie a quella suora di merda, tante volte mi è venuto in mente di stuprare le donne che rifiutano di accoppiarsi con me; l'autocontrollo è l'unica cosa che mi ha trattenuto. Io ho un forte autocontrollo, diversamente da alcuni miei ex compagni di scuola, che sono finiti in galera proprio per strupro.

Dopo il funerale, parlo con altri presenti; alcuni miei ex compagni di scuola mi riconoscono, mentre io non riconosco nessuno di loro; uno di loro ha un piano di vendetta.

Riccardo, mio ex compagno di classe, invita le suore a prendere qualcosa insieme al bar, poi offre un passaggio in automobile, e le suore accettano. Riccardo porta le suore con la sua automobile, mentre il resto del gruppo viaggia in un'altra automobile, guidata da un altro mio conoscente. Di fatto non andiamo in un bar; ci fermiamo su una strada isolata. Quando le suore dicono che non c'è nessun bar, Riccardo risponde: «Ma va!». A questo punto, noi ex studenti accerchiamo le suore violente. Riccardo è il primo a menare; a un certo punto dice: «Questa è la suora che ci menava, mentre quest'altra insegnava in un'altra classe, ed era peggio». Raramente riesco a non pensare a certi episodi. Ora ho un'occasione per vendicarmi, e non voglio sprecarla. I miei ex compagni di scuola hanno menato abbastanza forte, ma non abbastanza da fare danni permanenti. Quando arriva il mio turno, dò schiaffi, pugni e calci alle suore, poi concludo dicendo così: «La vostra fortuna è che io NON sono cattolico, altrimenti potrei uccidervi in modo lento e doloroso, per il semplice motivo che la confessione cancella tutti i peccati». Riccardo aggiunge: «Nessuno di noi è cattolico. Ognuno di noi ha la propria credenza. Io parlo per me. Non so in cosa credere, ma nel dubbio non voglio usare la violenza più del necessario». A tutto c'è un limite; anche alla vendetta.

Quando tutti noi abbiamo menato le suore, andiamo via, mentre le suore restano a terra. Io sono un po' preoccupato; spero di non avere problemi con la legge. Riccardo, vedendo la mia faccia, dice: «So cosa stai pensando. Se le suore ci querelano, hanno la faccia come il culo, perché una volta erano loro a menare noi. In più, se al processo diciamo tutta la verità, sai che pubblicità negativa viene fuori per quella scuola? Le suore insabbieranno tutto; se avranno bisogno di cure mediche, diranno che hanno battuto la faccia contro un lampione». Il discorso di Riccardo mi fa stare meglio. Presto cambierò residenza; andrò in Spagna, perché in varie città spagnole ho trovato un ottimo trasporto pubblico, diversamente da Roma. Io e i miei ex compagni di scuola ci scambiamo i numeri telefonici e gli indirizzi di posta elettronica, poi ci dividiamo.

Se tutto va bene, presto verranno giorni migliori per me.

 

 

 
 

NOTE FINALI

Questo racconto è un'opera di fantasia, ma in parte si ispira a storie vere.

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Mi piacerebbe sapere se preferite questa versione o la precedente. Potete scrivere le vostre opinioni nel libro degli ospiti. In alternativa, potete scrivermi per posta elettronica. Un'altra possibilità è scrivermi su Smalfiland.

 

 

 

 

 

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